LA PANIGALE V4 R È LA MIGLIORE SUPERBIKE DI SEMPRE?

22/05/2019

 La Panigale V4 R, secondo alcuni, è la migliore Ducati mai prodotta. Per sciogliere questo dubbio abbiamo messo a confronto tutte le Rosse di Borgo Panigale che hanno gareggiato nel Mondiale WSBK

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Undici vittorie nelle prime 11 gare del Campionato Mondiale Superbike: l’esordio della Ducati Panigale V4 R ha stroncato la concorrenza, tanto che Jonathan Rea, 4 volte campione uscente con la Kawasaki ha dichiarato: «È come finire in una sparatoria e avere in mano un coltello per difendersi». ​

Parte del merito è sicuramente della guida sopraffina e senza sbavature di Álvaro Bautista, la stessa che nel 2006 gli aveva fruttato il titolo iridato della classe 125 con l’Aprilia. Lo spagnolo è riuscito ad adattarsi rapidamente alla nuova categoria e ai freni Brembo in acciaio, nonostante nelle ultime 8 stagioni avesse guidato le MotoGP dotate di freni in carbonio.​

Che la Panigale V4 R fosse una moto fuori dal comune si era capito già dal sistema frenante del modello di serie presentato a EICMA 2017 ed equipaggiato con l’innovativa pinza Brembo Stylema, come ebbe a sottolineare Paolo Magri (Direttore Business Unit Moto di Brembo) in quell’occasione. ​

«Stylema è la migliore pinza di primo impianto mai prodotta da Brembo. I benefici che garantisce sono così importanti che abbiamo voluto associarli ad una moto supersportiva eccellente. Serviva una moto rivoluzionaria, di cui si parlerà negli anni a venire. L’abbiamo trovata nella Panigale V4 e siamo orgogliosi di aver contribuito alla sua realizzazione»​.​


 


 

 

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I tecnici di Brembo Racing, che da oltre 40 anni accompagna con i suoi impianti frenanti le vittorie dei più titolati team nelle competizioni più prestigiose a livello mondiale (dalla 500 alla MotoGP, dal Mondiale Superbike alle gare Endurance), hanno fatto il resto. ​


Tutti questi successi hanno scatenato la fantasia degli appassionati che hanno iniziato a chiedersi se la Panigale V4 R possa aspirare al titolo di miglior Ducati Superbike di tutti i tempi. Al momento, la sua candidatura pare più che giustificata ma solo i risultati dei prossimi mesi (mancano ancora 8 Round) sapranno darci una risposta definitiva.​

​In attesa di capirne di più vi proponiamo la classifica di tutte le Ducati che hanno gareggiato nel Campionato Mondiale Superbike. È una classifica al contrario, che parte dalla meno vincente e arriva alla moto che ha conquistato più gare e Mondiali. E poiché, fin dalla nascita del campionato, nel 1988, le Ducati hanno sempre impiegato i freni Brembo, per ciascun modello vi presentiamo anche alcune specifiche dell’impianto frenante.​


 

9° posto Ducati 1199 (Panigale)​

Pur essendo quella che ha disputato più edizioni del Mondiale, 6 di fila dal 2013 al 2018, è anche l’unica a non aver vinto alcun titolo iridato. In tutto ha raccolto 28 vittorie, con un picco di 11 con Chaz Davies nel 2016, ma ha anche attraversato un biennio buio (2013-2014) in cui non è riuscita a conquistare alcuna gara.​

 

La 1199 (anche nota come Panigale) ha sempre utilizzato i dischi in acciaio, alternando a seconda delle situazioni e delle esigenze dei piloti, diametri da 328 mm (più leggeri) e 336 mm (permettono di frenare più forte ma pesano di più) e spessori da 5,5 mm 6,5 mm e 7,1 mm. ​

 

Proprio in esclusiva per il Mondiale Superbike Brembo ha realizzato la pinza Evo, la soluzione più avveniristica dai tempi della pinza monoblocco: tra i suoi benefit figura l’impiego di pastiglie con un’area maggiorata del 25% rispetto ad una pinza standard. È disponibile sia con il tappo di spurgo standard sia con lo sgancio rapido. ​


 
 

8° posto Ducati 851​

Ci piange il cuore mettere la capostipite così in basso in classifica perché senza questa purosangue non ci sarebbero state tutte le altre. Però nel primo biennio la 851 ha faticato ad essere competitiva (7 vittorie in tutto), riscattandosi nel 1990 con 9 vittorie (e 12 secondi posti) e il titolo Mondiale Piloti vinto da Raymond Roche.​

Nel 1988 veniva lasciata ampia libertà di scelta ai piloti sulla scelta dei dischi freno: alcuni prediligevano i dischi in ghisa da 320 mm di diametro, altri, come Giancarlo Falappa, che gareggiò con Ducati dal 1990 al 1994, optavano per i dischi in carbonio da 273 mm di diametro. ​

Le pinze Brembo dell’epoca avevano 4 pistoni a diametro differenziato, erano più piccole delle attuali ed avevano un’area pastiglia limitata. Ciascuna pinza era composta da due semipinze, l’unica soluzione realizzabile a fine anni Ottanta. Anche le pastiglie erano poco performanti se rapportate alle attuali: non esistevano ancora le sinterizzate.​


 

7° posto Ducati 998

Un solo Mondiale, ma Costruttori, l’ha vinto anche la 998, che ha rappresentato il trait d’union tra la 996 e la 999: è infatti stata impiegata dal team ufficiale solo nel 2002 quando Troy Bayliss ha vinto 14 delle prime 17 gare salvo perdere il titolo Piloti per 11 punti. Le squadre satellite se ne sono servite anche nel biennio seguente.​

I dischi utilizzati erano simili a quelli che equipaggiavano la 996: erano realizzati in acciaio e avevano un diametro da 320 mm (alcuni però usavano i 305 mm) e 6 mm di spessore. Rispetto alla ghisa l’acciaio offre una maggiore durata perché non è sottoposto all’usura e assicura anche una maggior sicurezza. ​

I piloti beneficiavano della pinza monoblocco a 4 pistoncini da 34 mm ad attacco radiale: rispetto alle pinze assiali, l’attacco sulla forcella irrigidisce sia la pinza stessa che l’intero sistema frenante con un sensibile miglioramento della performance. Sulla 998 Brembo fece esordire le pastiglie Z02 che facilitavano il rodaggio.​


 

6° posto Ducati 1098

A differenza del motore che rappresenta l’evoluzione del Testastretta montato sulla 999, la ciclistica della 1098 è completamente nuova e i risultati si vedono subito. Conquista 2 Mondiali nel 2008 (il titolo Costruttori e quello Piloti con Troy Bayliss), il titolo Costruttori nel 2009 e ambedue i titoli nel 2011: quello Piloti con Carlos Checa.​

Rispetto alla 999 scompaiono i dischi ventilati che erano stati provato e presentavano parecchi problemi in fase di rodaggio: pur beneficiando di un diametro minore e quindi una massa inferiore, tendevano a scaldarsi troppo velocemente con il rischio di deformarsi. La 1098 usa dischi in acciaio da 320 mm di diametro e 6 mm di spessore.​

Le pinze P4 usate dal 2008 al 2012 sulla 1098 sono monoblocco ricavate dal pieno ad attacco radiale con pistoncini da 34 e 38 mm. Su questa moto erano però combinate in esclusiva con le pastiglie sinterizzate Brembo Z04 che vantano un altissimo coefficiente d’attrito a caldo, stabilità e costanza di rendimento per l’intera gara.​


 

5° posto Ducati 996

Arrivare dopo una moto vincitutto come la 916 non era facile. Invece la 996 mise subito le cose in chiaro, vincendo le prime 5 gare a cui partecipa, nel 1999. Quell’anno conquista 16 vittorie e i due titoli (con Carl Fogarty quello Piloti). Dopo un 2000 deludente ritorna in cima al mondo dominando (14 vittorie) con Bayliss, Bostrom e Xaus.

A rendere invincibile la ciclistica della 996 contribuirono le nuove ruote a 5 razze in lega leggera realizzate da Marchesini (azienda del gruppo Brembo) e l’impianto frenante di ultima generazione, composto da un doppio disco anteriore da 320 mm e un disco singolo posteriore da 220 mm, entrambi in acciaio.​

La 996 è stata la prima Ducati ad utilizzare la pinza monoblocco ad attacco radiale Brembo che venne sviluppata con Troy Corser: le pastiglie carbon-metalliche PFC da lui usate davano un minor attacco iniziale e una curva di coppia simile al carbonio, assicurando grande libertà sia staticamente che dinamicamente al fronte anteriore.​




 

4° posto Ducati 999

Con 63 gare vinte è il secondo modello più vincente di sempre ma i successi vanno ripartiti su un arco di 5 anni e ciò spiega perché resta ai piedi del podio. Mattatrice nel 2003 con 20 vittorie su 24 gare (Neil Hodgson campione), si ripete l’anno dopo con 17 vittorie (James Toseland iridato). Nel 2006 altra doppietta con Bayliss.​

La 999 ha fatto da cavia a innovative sperimentazioni sui dischi: ai dischi solidi da 320 mm di diametro e 6 (talvolta 6,6) mm di spessore, altri team preferivano i dischi ventilati con diametri da 290 mm o 305 mm e spessore di 8 mm. Questi ultimi però costavano più dei dischi tradizionali, tendevano a deformarsi, così furono accantonati.​

Alle pinze ad attacco radiale con 4 pistoncini da 34 mm, Brembo affiancò le neonate pinze con 4 pistoncini da 38 mm, ma soprattutto per la prima volta furono utilizzate 4 pastiglie, cioè una per pistoncino, anziché le 2 pastiglie tradizionali: le Z03 sono usate ancora oggi nelle gare endurance per l’usura contenuta.​


 

3° posto Ducati V4 R*

La serie di 11 vittorie per una moto esordiente non ha precedenti: nel 2002 la 998 ha vinto le prime 6 gare e l’anno dopo la 999 le prime 9. Il bilancio della V4 R in 13 gare è di 11 vittorie e 2 secondi posti.​

I dischi della Panigale V4 R sono sempre in acciaio ma questo non può essere paragonato al materiale utilizzato 20 anni fa: da allora Brembo ha sperimentato almeno 5 o 6 tipologie di acciaio, riuscendo a migliorare la resistenza termica alle alte temperature di almeno un 20 per cento. Gli attuali dischi hanno flottanza ridotta.​

La Panigale V4 R impiega le pinze Evo2 in alluminio, introdotte sul mercato da Brembo un paio di anni fa: si caratterizza per lo sgancio rapido, la presenza del tappo di spurgo e a differenza della prima Evo ha un upgrade tecnico “top secret” che non possiamo rivelare. Le pastiglie sono invece Z04 e vengono cambiate ogni 400-500 km.​

​(*) Al momento della pubblicazione di questo articolo, sebbene la striscia di 11 successi nelle prime 11 gare, ci sembra prematuro assegnare alla Panigale V4 R lo scettro di miglior Ducati di sempre. Ci riserviamo la facoltà di “aggiornare” a fine campionato la posizione della V4 R nella classifica di tutte le Ducati che hanno gareggiato nel Campionato Mondiale Superbike, magari rivelando qualche dettaglio inedito sul suo sistema frenante.


 

2° posto Ducati 888

Naturale evoluzione della 851, la 888 ha fatto subito la differenza grazie ai 6 kg in meno di peso a vuoto rispetto alla sorella maggiore e ad 8 Cv in più di potenza. Ventuno vittorie nel 1991, venti nel 1992 e 19 nel 1993 ossia 60 nel triennio su 78 gare disputate. Ha vinto 2 Mondiali Piloti con Doug Polen e 3 Costruttori.​

Così come avveniva per la 851, anche sulla 888 vi furono team che utilizzavano dischi in carbonio, ma stavolta da 290 mm di diametro (erano da 273 mm sulla 851), e altri che un po’ per risparmiare e un po’ per questioni di feeling usavano i dischi in ghisa da 320 mm di diametro. Comune invece lo spessore, 6 mm.​

Per contrastare la maggiore cavalleria della 888 e la riduzione di peso Brembo aumentò di 2 mm la dimensione dei pistoncini della pinza: un paio da 32 mm, l’altro da 36 mm. Insieme ad essa lanciò le pastiglie sinterizzate Z01 (spessori da 7 e 9 mm a seconda degli usi) e la pompa freno 19x18 che resterà per 21 anni lo standard.​


 

1° posto Ducati 916​

Uscita dalla matita geniale di Massimo Tamburini, la 916 è una delle icone della Casa di Borgo Panigale: il suo design, le scelte stilistiche e un motore super conquistano il cuore degli appassionati. E in pista mietono vittorie a raffica: 65 gare, 4 titoli Piloti (3 con Carl Fogarty, 1 con Troy Corser) e altrettanti Mondiali Costruttori in 5 anni.​

Per la sua prima stagione nel Mondiale la 916 è dotata di dischi in carbonio da 290 mm di diametro che però viene bandito da partire dal 1995 per il principio di contenimento dei costi. I migliori team passano ai dischi in acciaio da 320 mm, mentre i meno abbienti si servono dei dischi in ghisa da 320 mm.​

Insieme alla sospensione posteriore ancorata al monobraccio, la pinza monoblocco ad attacco assiale realizzata da Brembo rendono la 916 – soluzione che sembrava impossibile da realizzare per le lavorazioni millimetriche del corpo pinza – la linea di demarcazione tra le vecchie e le nuove supersportive stradali. ​

​Guarda caso lo stesso ragionamento che molti esperti hanno fatto quando ha iniziato a girare in pista la Panigale V4 R: una moto che non solo segna un nuovo capitolo nella storia gloriosa di Ducati ma che è destinata ad aprire una nuova era nel campo nelle supersportive. E laddove c’è una rivoluzione tecnologica Brembo c’è sempre.​


 

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