5 curiosità sul GP Giappone MotoGP

03/10/2024

 Sedicesimo appuntamento stagionale per la MotoGP.

Terzo week-end consecutivo di gare per la MotoGP che si è trasferita nel Paese del sol levante sede del 42° GP Giappone. Inizialmente si disputava a Suzuka, poi al Fuji quindi di nuovo a Suzuka per poi trasferirsi al Mobility Resort Motegi, nella Prefettura di Tochiri. Oltre a 19 edizioni del GP Giappone, questo tracciato ha ospitato anche 4 edizioni del GP Pacifico, dal 2000 al 2003, periodo in cui il Giappone era sede di 2 GP stagionali.







I dati del GP 


Secondo i tecnici Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della MotoGP, il Mobility Resort Motegi da 4,8 km di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 6 presenta un indice di difficoltà di 6, complice l’abbondanza di curve lente che ostacolano il raffreddamento degli impianti frenanti. I piloti usano i freni 10 volte al giro per un totale di 33 secondi e in metà di queste la decelerazione supera i 175 km/h.


 


​Misure da record 


Il regolamento dei Gran Premi approvato dalla Federazione Motociclistica Internazionale permette alle MotoGP di utilizzare dischi in carbonio da 320 mm, 340 mm e 355 mm di diametro. Tuttavia per Motegi, Buriram, Sepang e il Red Bull Ring, in caso di competizione dichiarata asciutta dal Direttore di gara, i piloti non possono impiegare i dischi da 320 mm. In queste piste devono obbligatoriamente optare fra quelli da 340 mm e da 355 mm.



Questa norma è stata elaborata di concerto con Brembo che, dati alla mano, ha dimostrato come i freni siano particolarmente sollecitati su questi tracciati. All’aumentare del diametro del disco migliora infatti la dispersione termica in senso radiale. Per agevolare la dissipazione del calore e la superficie di scambio con l’aria, dal 2022 i piloti MotoGP dispongono dei dischi finned, ossia dotati di alette, da 355 mm.


Il sogno nipponico 


A metà anni Ottanta, Honda esaminò il progetto Motor Gelände che prevedeva la realizzazione di una rete di strutture in tutto il Paese per dar modo ai motociclisti di divertirsi. Il fiore all’occhiello era l’edificazione di un mega impianto, di livello internazionale e così il progetto MT (Motor Track) venne lanciato. Sette erano le sedi candidate, ciascuna con propri punti di forza e limiti, finché venne scelta Motegi: essendo circondata dalle montagne la rumorosità sarebbe stato limitata, il sito era sufficientemente ampio e si trova a soli 100 km da Tokyo. 


Tuttavia la decisione finale tardò ad arrivare finché il presidente Tadashi Kume ricordò che l’ideale di Soichiro Honda era: «Realizzare i sogni e condividere la gioia». E così il 1° agosto 1997 il Twin Ring Motegi vide la luce. Era qualcosa di mai visto prima in Giappone, così come lo è stato il Kilometro Rosso alla periferia di Bergamo, fortemente voluto da Brembo nei primi anni Duemila. Se vuoi qualcosa di nuovo, devi smettere di fare sempre le solite cose.


​Arriva AI 


Il GP Giappone di quest’anno sarà l’ultimo di Takaaki Nakagami che dal 2025 rivestirà il ruolo di tester HRC. Tuttavia in MotoGP salirà il connazionale Ai Ogura, in lizza per il titolo della Moto2 con la Boscoscuro di MT Helmets – Msi. Una moto italiana così come l’Aprilia di Trackhouse Racing che guiderà il prossimo anno in classe regina. Nel frattempo ha preso confidenza con i freni Brembo, anche se le misure dei dischi sono differenti, così come i materiali: acciaio in Moto2, carbonio in MotoGP.





La curva più dura 


La curva più dura del Mobility Resort Motegi per l’impianto frenante è prima: le MotoGP passano da 285 km/h a 95 km/h in 4,7 secondi in cui percorrono 224 metri grazie al carico di 5,4 kg sulla leva del freno. La decelerazione è di 1,5 g e la pressione del liquido freno Brembo tocca gli 11,6 bar.





Il 2030 


Lo scorso ottobre il Mobility Resort Motegi è diventato una delle prime aree in Giappone ad ottenere la certificazione OECM. Pur non trattandosi di aree protette, le OECM sono luoghi che garantiscono risultati di conservazione a lungo termine, fondamentale per raggiungere il 30x30: quest’ultimo è un progetto internazionale volto a proteggere il 30 per cento delle terre emerse e delle aree marine mondiali entro il 2030. Un impegno condiviso da Brembo che aderisce ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delineati dall’Onu nell’Agenda 2030.