5 curiosità sul GP Ungheria Formula 1

15/07/2024

 Tredicesimo appuntamento stagionale per la Formula 1.

La Formula 1 si sposta nell’Europa orientale per il GP Ungheria che l’anno prossimo festeggerà le 40 edizioni. Si è sempre disputato all’Hungaroring, impianto inaugurato nel marzo del 1986 con una corsa motociclistica. Cinque mesi dopo fu la volta delle monoposto di Formula 1: ai tempi i cittadini del blocco orientale non potevano raggiungere l’Europa dell’ovest, ma muoversi solo al loro interno e l’entusiasmo per la possibilità di vedere per la prima volta questi bolidi si tradusse in duecentomila spettatori.


 



I dati del GP 


Secondo i tecnici Brembo l’Hungaroring da 4.381 metri di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3 perché presenta 10 frenate per oltre 14 secondi di funzionamento dei freni al giro. Tuttavia solo due staccate richiedono almeno 2 secondi di tempo e uno spazio di frenata di 100 o più metri.


 


L’aria che fa male


Per le monoposto l’aria presenta una ambivalenza: può aiutare ad andare più forte se sfruttata per spingere l’auto al suolo ma anche ostacolare l’avanzamento e quindi ridurre la velocità. Allo stesso modo, per gli impianti frenanti l’aria è utile perché facilita la riduzione della temperatura dei componenti, evitando un surriscaldamento nocivo. D’altro canto, se l’aria si insinua all’interno di alcune parti è dannosa perché ostacola il corretto funzionamento dell’impianto frenante. 


Per ovviare al problema i meccanici effettuano più volte lo spurgo delle pinze durante il weekend. Questa operazione ripristina la massima rigidezza dell’impianto che può essere stata compromessa da temperature e sforzi eccessivi. Lo spurgo serve anche ad eliminare eventuali micro bolle che potrebbero tradursi in vapour lock, cioè nel pedale che arriva a fondo corsa, anziché mandare il pressione il circuito. Sulle auto di serie lo spurgo è meno frequente perché temperature e coppia frenante sono decisamente inferiori.


 

La curva più dura 


La curva più dura dell’Hungaroring per l’impianto frenante è la prima in cui le monoposto passano da 310 km/h a 96 km/h in 2,6 secondi durante i quali percorrono 122 metri. Lo sforzo richiesto ai piloti in quegli istanti non è da sottovalutare: 4,5 g è la decelerazione massima a cui sono sottoposti e 160 kg il carico che devono esercitare sul pedale del freno. La potenza frenante è invece di 2.289 kW.




 

​Che sfortuna 


Il GP Ungheria 1997 è passato alla storia per l’impresa di Damon Hill al volante della Arrows spinta da un motore Yamaha. Il britannico, iridato uscente, faticava a mostrare il suo valore perché la A18 era una macchina fragile e con un propulsore poco potente: alla vigilia del GP Ungheria, Hill aveva infatti un solo punto. Ma già in qualifica si trasformò, facendo segnare il 3° tempo. Passò in testa all’11° giro e lo era ancora all’ultimo giro, quando il cambio restò bloccato in terza marcia, togliendogli una meritata vittoria. Concluse 2°: resterà l’ultimo podio in F.1 della Arrows e dei motori Yamaha, uno dei tanti per Brembo.  



Il cubo magico 


Nel maggio di cinquant’anni fa l’architetto ungherese Erno Rubik realizzò il prototipo di un gioco in legno che battezzò Cubo Magico e con cui si dilettarono i matematici locali, prima che venisse brevettato e commercializzato. Il rompicapo è un poliedro magico 3d costituito da 6 facce, ciascuna costituita da adesivi di 6 colori e ruotabile in maniera indipendente dalle altre. Da allora gli imitatori sono stati innumerevoli, proprio come accade ai freni Brembo, anche se nessun loro manufatto è così amato come gli originali.