5 curiosità sul GP Spagna MotoGP

22/04/2024

 Quarto appuntamento stagionale per la MotoGP.

La MotoGP torna in Europa dove è destinata a restare fino a metà settembre, con l’eccezione del GP Kazakistan previsto a giugno. Il Circuito de Jerez intitolato ad Angel Nieto, 13 volte campione del mondo, ha ospitato a cavallo tra febbraio e marzo i test di Moto2 e Moto3 e MotoGP. 



I dati del GP 


Secondo i tecnici Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della MotoGP, il Circuito de Jerez Angel Nieto da 4,42 km di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 6 si è meritato un indice di difficoltà di 4 a causa di 11 staccate per 33 secondi al giro di funzionamento dell’impianto frenante. Il carico complessivo sulla leva del freno applicato da ciascun pilota nell’intero GP sfiora la tonnellata.


 



Il 1° spagnolo con l’ultima assiale


A lungo dominatori delle categorie inferiori, i piloti spagnoli hanno iniziato a fare la voce grossa in classe regina nella seconda metà degli anni Novanta, grazie ad Alex Crivillé: il catalano fu vicecampione del mondo nel 1996, saltò un terzo del campionato 1997 per infortunio, concluse terzo nel 1998 e si laureò campione del 1999. Trionfò in sella alla Honda ufficiale dotata di dischi in carbonio da 290 mm e 320 mm a seconda delle necessità e di pinze Brembo a quattro pistoni. 


Quello fu l’ultimo Mondiale della classe regina appannaggio di una moto dotata di pinze assiali perché nel 2000 si impose Kenny Roberts Jr con la Suzuki impreziosita dalle pinze radiali. Una soluzione che pareva impossibile da realizzare ma che con tenacia gli ingegneri Brembo riuscirono a mettere in pratica. La prima a sperimentarla fu l’Aprilia 250 seguita dalle Suzuki 500 ufficiali. E proprio i successi di quest’ultima indussero il team HRC ad impiegarle, sul finale del Mondiale 1999, quando il titolo di Crivillé era ormai in cassaforte.


 

La curva più dura 


La curva più dura del Circuito de Jerez Angel Nieto per l’impianto frenante è la 6: le MotoGP passano da 296 km/h a 67 km/h in 5,1 secondi in cui percorrono 229 metri mentre i piloti esercitano un carico sulla leva del freno di 5,5 kg. La decelerazione è di 1,5 g, la pressione del liquido freno Brembo raggiunge gli 11,7 bar e la temperatura dei dischi in carbonio i 700 °C.




 

La spallata di Vale 


Nel 2005 il Mondiale scattò a Jerez. In pole Valentino Rossi con mezzo secondo su Sete Gibernau. L’amicizia tra i due era venuta meno l’anno prima in Qatar quando l’italiano fu retrocesso a fondo griglia perché i suoi meccanici avevano pulito la piazzola di partenza. A Jerez lo spagnolo condusse a lungo ma Rossi lo superò al terz’ultimo giro, salvo sbagliare frenata all’ultimo giro. Gibernau tornò davanti ma all’ultima curva l’italiano lo attaccò all’interno, spostandolo con una spallata. Grazie a quella abile mossa Valentino riuscì a imporsi. 



I maestri del design 


Nell’inverno del 1958 Pablo Picasso si rese protagonista di una prima mondiale: a Cannes dipinse sulla fiancata di una Citroën DS19 “Las guirnaldas de la paz”, un’opera raffigurante fiori, un albero, una famiglia. Alla personalizzazione delle auto contribuisce anche Brembo attraverso le pinze colorate, in produzione dal lontano 1992. Il rosso è la tinta più iconica, ma sono oltre 150 le soluzioni disponibili: tramite il colore Brembo ha trasformato un “semplice” prodotto meccanico in una vera e propria icona di design. Quasi come Picasso.