Nel GP Monaco 870 frenate a testa. Attenzione al tunnel

18/05/2021

 Svelati i freni Brembo, le staccate di Monte Carlo e la differenza tra carbonio e carbonio-ceramico

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Secondo i tecnici Brembo il Circuit de Monaco rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 3, identico alle ultime tre piste su cui si è corso. 


Il circuito che si snoda per le strade del Principato è caratterizzato da alto carico aerodinamico e con elevate percentuali di tempo speso in frenata. Le pinze e il fluido freni raggiungono elevate temperature e in passato si producevano fenomeni di vapour lock, con conseguente allungamento del pedale del freno. ​



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Il carbonio Brembo non fonde a 3.000°C​​


In Formula 1 i dischi in carbonio si utilizzano dagli anni Ottanta e in seguito si sono diffusi anche nelle altre competizioni motoristiche. Nessun altro elemento offre, infatti, quella combinazione di leggerezza, elevata conducibilità termica e assenza di dilatazioni anche ai 1.000°C che contraddistinguono i dischi Brembo di F.1. 


La densità del carbonio è di 1,7 grammi al centimetro cubo, a differenza dei 7,8 grammi dell’acciaio e dei 7,3 grammi della ghisa grigia. Il suo coefficiente di espansione termica è un quindicesimo dell’acciaio e un undicesimo della ghisa. Il punto di fusione del carbonio è superiore ai 3.000°C a fronte dei 1.200°C della ghisa e dei 1.800°C dell’acciaio.



 

 

 



Su strada 3 metri fanno la differenza​


I dischi in carbonio risultano inadeguati all’utilizzo su strada perché l’impianto frenante non raggiunge le temperature minime di esercizio di cui ha bisogno, ma anche per l’elevato consumo. Diversi dei loro benefici sono offerti dai dischi in carbonio-ceramico di cui Brembo, attraverso Brembo SGL Carbon Ceramic Brakes una joint venture con SGL Group, è il principale produttore mondiale. 


I dischi in carbonio-ceramico consentono risparmio di peso  di 5-6 kg rispetto a un disco tradizionale in ghisa. Inoltre la loro durata può arrivare, a seconda del tipo di guida, ad essere addirittura pari alla vita della vettura su cui sono montati. Ma soprattutto il carbonio ceramico assicura una riduzione di circa 3 metri dello spazio di frenata da 100 km/h a 0 km/h rispetto a un disco tradizionale.


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Ben 870 frenate a testa ​​​


Pur essendo la pista più corta del Mondiale, appena 3.337 metri, il Circuit de Monaco richiede 11 frenate per giro, anche se solo una è particolarmente intensa. Quattro curve invece richiedono un impiego dei freni non superiore a 1,1 secondo. I piloti utilizzano i freni per 18 secondi e 7 decimi, pari al 27 per cento della durata della gara. 


Malgrado 7 frenate per giro in cui il carico sul pedale è inferiore ai 90 kg, il carico complessivo esercitato da ciascun pilota dalla partenza alla bandiera a scacchi supera le 62 tonnellate. Solo a Singapore si registra un valore più alto. D’altra parte a Monaco dal via al traguardo l’impianto frenante viene utilizzato circa 870 volte. ​

 

 

 






All’uscita dal tunnel 4,6 g di decelerazione ​


Delle 11 frenate del Circuit de Monaco 2 sono considerate altamente impegnative per i freni, altrettante sono di media difficoltà e le restanti 7 sono light. 


La più dura per l’impianto frenante è quella dopo il tunnel (curva 10): le monoposto vi arrivano a 307 km/h e scendono a 90 km/h in soli 121 metri. Per riuscirci i piloti frenano per 2,47 secondi esercitando un carico di 146 kg sul pedale del freno ed affrontando una decelerazione di 4,6 g. ​


 


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