Bagnaia svela i suoi trucchi in frenata

06/06/2022

 Il pilota della Ducati racconta l’utilizzo dei freni in MotoGP e le differenze con le classi inferiori

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Dei piloti che gareggiano nel Mondiale conosciamo gli hobby, come amano vestire e i gusti musicali. Quasi niente invece si sa dei loro stili di guida, di come si differenziano l’uno dall’altro e delle preferenze in materia di componenti. 


Per ovviare a questa lacuna, diamo il via ad una nuova rubrica, attraverso la quale sottoporremo ad alcuni dei piloti più importanti del globo 10 domande per indagare sul loro rapporto con i freni e con la frenata. ​


 

Il primo prescelto è Francesco (Pecco) Bagnaia, 25 anni, pilota ufficiale Ducati in MotoGP. Pur essendo abbastanza giovane ha già disputato 160 GP vincendone 16, è stato campione del mondo Moto2 nel 2018 e viceiridato della MotoGP nel 2021.


 

 

1) Nel 2019 hai lasciato la Moto2 per la MotoGP. Com’è stato il passaggio da un freno all’altro? 

«I primi giri che ho fatto sono stati shoccanti perché la transizione dall’acciaio al carbonio è enorme. Ci ho messo un po’ ad abituarmi, ma non ho mai avuto quell’effetto bloccaggio che ho visto patire da altri piloti. È comunque una questione di abitudine, adesso per dire, faccio fatica a guidare le moto senza dischi in carbonio». 


2) Come definiresti la tua frenata? 

Anzitutto bisogna spiegare che ogni staccata può essere suddivisa in tre fasi: la prima è la frenata con la moto diritta, poi c’è la fase di ingresso e infine l’uscita con il rilascio dei freni. Dei piloti Ducati penso di essere uno dei migliori nella staccata sul diritto e ciò mi consente di portare velocità in curva». 


3) Cosa comporta questa mossa? 

«Devi mettere tantissima energia sulla gomma davanti, con il rischio del bloccaggio ma bisogna digerirlo per frenare tanto forte».



 

 

4) Qual è la tua esperienza con il freno posteriore? 

«Quando correvo in Moto2 non ho mai usato il freno posteriore. Probabilmente per il telaio o forse per qualcos’altro quando si toccava il freno dietro si avevano molte complicazioni a livello di guida. Oltretutto quella moto (il motore era Honda 600; ndr) aveva già tantissimo freno motore di suo e quindi si facevano già tanti traversi». 


5) E in MotoGP invece? 

«Fin da subito ho sentito la necessità di usare il freno dietro e anche tanto. Nelle curve a sinistra utilizzo il piede, in quelle a destra il pollice. È un bilanciamento che ho trovato perché nelle curve a destra, per la mia posizione di guida, non riesco ad usare il pedale. Mi piacerebbe farlo perché si esercita una maggiore pressione ma d’altro canto con il pollice ho un gran aiuto e riesco ad essere più fermo mentre con il piede ci sono più vibrazioni». ​


 

6) Te ne servi solo in frenata? 

«No, lo uso anche in uscita di curva per controllare l’impennata, sia io che Jack Miller prediligiamo usare poco il controllo di trazione, è tutto più manuale». 


7) Dello stile del tuo compagno che altro puoi dirci? 

«Jack usa molto il freno dietro, così come faceva Casey Stoner, ed è molto bravo. Mi piace come riesce a far girare la moto, nell’ultima fase di ingresso dà un pestone veramente forte e la fa girare, ha un grandissimo controllo. Quell’operazione io la faccio fin dall’inizio della frenata, mettendo la moto di traverso. Sono due modi diversi». 


8) Esiste un allenamento specifico per la frenata? 

«No, non esistono metodi per allenare l’esplosività richiesta in frenata, è una questione di abitudine. L’unica cosa che puoi fare è andare in moto, io mi alleno tanto con la Panigale V4S che tra l’altro ha un impianto Brembo molto prestazionale. I dischi non sono in carbonio ma cerco di utilizzarli come se lo fossero per cui stacco più avanti possibile e metto l’impianto frenante sotto stress».



 

 

9) Come fai ad avere i freni pronti quando entri in pista? 

«L’obiettivo è di mandarli in temperatura già in tutta la pit-lane, poi si arriva alla prima frenata e gli si dà subito una gran scaldata. Questo generalmente ti aiuta a fare tutto il giro tranquillamente. Prima del via, nel giro di allineamento cerco di arrivare in griglia con i freni molto caldi perché la prima staccata della gara è fondamentale». 


10) Cosa accadrebbe ad un amatore che usasse per la prima volta i dischi in carbonio? 

«Andrebbe lungo, nella via di fuga. Secondo me avrebbe paura e si potrebbe anche spaventare perché il carbonio se non viene portato alla giusta temperatura è imprevedibile. Potrebbe non frenare o anche darti di colpo un’inchiodata e non sarebbe una bella sensazione. Ogni tanto anch’io faccio fatica a portarli in temperatura, per un amatore sarebbe veramente difficile».