Bautista esclusivo: vi dico tutto su freni, staccate e fenomeni

04/08/2023

 Alvaro Bautista è il dominatore del Mondiale Superbike. Per noi ha risposto a 10 domande sul suo stile di frenata, le preferenze tecniche, il passaggio dal carbonio all’acciaio e su molto altro.

Prima di raggiungere Misano per il quinto round del Mondiale Superbike, Alvaro Bautista, ha fatto visita a Brembo Racing, il reparto in cui vengono realizzati tutti i componenti frenanti per le competizioni, per auto (F1, Endurance, Rally, Rally-raid) e moto (per asfalto e off-road), realizzati da Brembo.


 

Abbiamo colto l’occasione per fargli qualche domanda riguardante il suo stile di guida, le sue preferenze e l’evoluzione della sua frenata.

Ricordiamo infatti che lo spagnolo ha vinto due Mondiali, il primo nel 2006 in 125 con l’Aprilia, il secondo nel 2022 in Superbike con la
Panigale V4R del team Aruba.it Racing - Ducati.


Bautista è stato anche viceiridato nel 2008 in 250 con l’Aprilia e nel 2019 in Superbike con la Ducati.

Inoltre ha corso in MotoGP dal 2010 al 2018 e pur senza disporre di moto di primo piano è riuscito a salire 3 volte sul podio, è partito una volta in pole e ha ottenuto un giro veloce in gara.


Per tutte queste ragioni, molti ritengono Alvaro un pilota completo, oltre che una persona squisita come hanno avuto modo di vedere i dipendenti di Brembo Racing che l’hanno avvicinato durante la visita, chiedendogli autografi e selfie.

Ma ora via alle 10 domande.


 

Alvaro, cosa pensi quando freni?
«Quando sto frenando non penso minimamente ai freni, il che significa che ti fidi perché vuol dire che funziona al 100 per cento. Sai che quando prendi in mano freno lui funziona perfettamente e sempre allo stesso modo e ti puoi concentrare di più sulla guida. Avere sempre lo stesso feeling è una cosa di grande valore perché è un pensiero in meno».

La cosa più importante che deve garantirti l’impianto frenante?
«Difficile indicarne solo una perché ne cerco tante. Sicuramente la performance è importante per fermare la moto ma ciò che cerco sempre è la regolarità. Mi piace avere sempre la stessa lunghezza della leva. A me piace sempre avere lo stesso feeling, almeno capisco come devo fermare la moto».


 





Nel Mondiale Superbike alternate corse tradizionali, da una ventina di giri, alla Superpole Race da una decina. Cambia qualcosa nell’uso dei freni?
«A livello di configurazione dei freni non cambia tanto, solo che nella Superpole Race puoi chiaramente staccare un po’ più forte perché ci sono meno giri e non consumi tanto le gomme. Puoi essere più aggressivo sui freni, anche perché usando meno benzina la moto è più leggera e quindi puoi staccare più avanti. Di solito nelle Superpole Race la temperatura dei freni è più alta perché sei più aggressivo».



Qual è la frenata del Mondiale che preferisci?
«Difficile sceglierne una. Una molto difficile è la curva 4 a Phillip Island (Australia) perché affronti la curva precedente a sinistra, a più di 230 km/h, in quinta marcia. Quando stai staccando devi togliere quattro marce e in contemporanea devi cambiare direzione, perché la curva 4 è un tornantino a destra. Devi stare attento perché non puoi essere molto aggressivo nella prima parte, devi essere dolce e quando fai il cambio di direzione e metti la moto un po’ più dritta devi lasciare un po’»



 

Ricordi come è stata la frenata la prima volta con la Superbike dopo gli anni in MotoGP?
«Non ho avuto problemi perché in MotoGP ero abituato ai dischi in acciaio che si usavano con il bagnato e proprio l’ultima mia gara in MotoGP è stata a Valencia 2018 con la pioggia. Anzi sono rimasto molto sorpreso, perché in MotoGP quando iniziava ad asciugarsi l’asfalto con eri un po’ al limite. Invece in Superbike, dove l’acciaio è lo standard, pur essendo una moto più pesante la performance è molto buono e soprattutto molto costante durante i vari giri».


Ci spieghi le differenze in frenata tra MotoGP e Superbike?
«È molto grande perché con il carbonio ti devi abituare, la prima parte della frenata la moto proprio non si ferma, perché il carbonio necessita di una certa temperatura per funzionare. Poi succede tutto il contrario perché quando si avvicina la curva, dischi e pastiglie si scaldano e la moto frena di più e sempre più e devi controllare molto la leva. Devi saper gestire molto il momento. Invece con la Superbike è più facile da gestire, la senti più dall’inizio, ce l’hai in mano fin da subito ed è più facile regolare la staccata perché dalla prima parte della frenata fino alla fine il feeling è sempre lo stesso».


Se dovessi risalire su una MotoGP sarà dura riabituarsi al carbonio?
«Non credo, sicuramente nel mio cervello c’è questa nozione per cui credo che dopo due o tre giri non avrò problemi. Certo, nelle prime frenate quando sembra che la moto non freni e poi ti arriva tutta la potenza dovrò stare molto attento».


 


Come è cambiato il tuo modo di frenare in 20 anni di carriera?

«Mi sono dovuto adattare. In 125 devi far scorrere di più la moto perché non c’è tanta potenza. Passato in 250 dovevo frenare di più la moto, entrare con il freno più dentro la curva. In MotoGP invece mi sono dovuto adattare ai freni in carbonio che frenano da paura, devi stare molto attento se no ti ribalti. E poi adesso con la Superbike mi sono dovuto abituare ai freni in acciaio, scoprendo dove è il limite dei freni e fin dove opera il freno motore. Dalle due tempi alle quattro tempi sono aumentate tecnologia ed elettronica, mi sono dovuto adattare». 


 




Il tuo segreto in frenata?
«Non ce ne sono. A me piace cercare arrivare fino in fondo con il freno impugnato ma è chiaro che un conto è frenare con la moto dritta e un altro quando sei in inserimento curva. A me piace frenare molto forte nella parte sul dritto e poi cercare di ridurre la pressione sulla leva poco alla volta. Mi piace essere molto progressivo (o meglio regressivo, vista la riduzione nel carico; ndr) nell’ultima parte della frenata».


 

​Chi sono per te i tre staccatori più forti di sempre?
«Difficile sceglierne tre perché ci sono stati tanti piloti forti in staccata. Nella mia mente è impressa la staccata che fece Schwantz su Rainey nel 1991 ad Hockenheim, sembrava andasse dritto ma è riuscito a fermare la moto. Poi, anche se non sembra, tra le tante qualità che aveva, Valentino Rossi era un grande staccatore. Infine metto uno di cui si parla molto in questa epoca è Toprak Razgatlioglu: il suo stile di frenata è molto spettacolare, con la ruota dietro spesso alzata».