Daytona VS Le Mans: 10 differenze tra le 24 ore più famose al mondo

14/02/2022

 10 punti per comprendere al meglio perché Daytona e Le Mans sono due mondi completamente diversi.

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Finale thrilling per la sessantesima edizione della 24 Ore Daytona con le prime quattro auto al traguardo racchiuse in soli sei secondi. Ha trionfato la Acura guidata da Oliver Jarvis, Tom Blomqvist, Helio Castroneves e Simon Pagenaud con 3 secondi e 28 millesimi di vantaggio sull’auto gemella, entrambe dotate di impianto frenante Brembo.​

 

Per Brembo è la sesta vittoria consecutiva a Daytona, una serie da urlo ma ancora lontana da quella fatta registrare alla 24 Ore Le Mans. Nella gara di durata francese infatti le auto dotate di pinze Brembo hanno conquistato dal 2004 al 2019 ben 16 edizioni consecutive​.

 

Per cercare di conoscere meglio le due 24 Ore più celebri del terzo Millennio ci siamo affidati a dieci voci che mettono a fuoco le loro peculiarità.​


 

1) Circuito 


La 24 Ore Le Mans si disputa sul Circuit de la Sarthe, posizionato nel nordovest della Francia. Inizialmente misurava 17,26 km ma poco alla volta il tracciato è stato accorciato fino a scendere nel 2018 a 13,629 km. Alcune sezioni sono costituite da strade solitamente aperte al traffico nel corso dell’anno. Diciassette le curve.


La 24 Ore Daytona si disputa al Daytona International Speedway, nello stato della Florida. Per la gara endurance si impiega il tracciato ovale modificato, cioè la variante da 5,729 km che dopo il traguardo, invece di dirigersi alla Curva 1, punta verso l’interno. Dodici le curve.


 

2) Velocità 


Sabato 11 giugno 1988, alle ore 8.46 della sera, Roger Dorchy al volante del prototipo Peugeot WM-P88 (gruppo C) raggiunse sul rettilineo da 6 km i 405 km/h. È la velocità più alta mai toccata alla 24 Ore Le Mans, un record imbattuto per il successivo inserimento, nel 1990, di due chicane sul rettifilo della Hunaudières. 


Il record di velocità a Daytona è di 358,837 km/h, fatto segnare nel 2013 da Colin Braun con una Ford spinta da un V6 3,5 litri. Sul tracciato della 24 Ore le velocità sono però minori. Nell’edizione del 2019 Simon Pagenaud con l’Acura, Renger van der Zande con la Cadillac e Oliver Jarvis con la Mazda hanno toccato i 321,9 km/h. ​


 

3) Tempo sul giro 


Il record sul giro in gara alla 24 Ore Le Mans è di 3 minuti 17 secondi e 297 millesimi: l’ha realizzato al quarto giro dell’edizione 2019 Mike Conway su Toyota TS050 Hybrid con freni Brembo: 248,6 km/h la sua media oraria. Quello in qualifica appartiene invece a Jackie Oliver, capace di girare nel 1971 con una Porsche 917 in 3’13’’6. ​


 

Dopo aver resistito 26 anni, il record sul giro in prova alla 24 Ore Daytona è stato battuto nel 2019 da Oliver Jarvis che con la Mazda, anche questa con freni Brembo, ha fermato il cronometro su un minuto 33 secondi e 685 millesimi ad una media di 220,1 km/h. Al 125° giro della gara 2022 invece Alex Palou con la Cadillac è sceso a 1’33’’724 pari a 220,06 km/h.


 

​4) Distanza percorsa 


Complici le maggiori velocità, alla 24 Ore Le Mans le auto percorrono molta più strada: il record della competizione francese l’ha fatto segnare, anche grazie ai freni Brembo, nel 2010 il terzetto composto da Mike Rockenfeller, Timo Bernhard e Romain Dumas con l’Audi R15+ TDI completando la bellezza di 397 giri, ovvero 5.410,713 km.


 

Alla 24 Ore Daytona le velocità inferiori e il tracciato più corto rendono più difficili i sorpassi. Ne discende una minore distanza complessiva: il record appartiene a Ryan Briscoe, Scott Dixon, Kamui Kobayashi e Renger van der Zande che nel 2020 con la Cadillac DPi-VR, anche in questo caso equipaggiata con Brembo, hanno completato 833 giri, ovvero 4.772,48 km.


 

5) Distacchi 


Malgrado il giro sia particolarmente lungo, nelle ultime 10 edizioni della 24 Ore Le Mans solo una volta i vincitori non hanno doppiato tutti i rivali: è accaduto nel 2019 quando i secondi sono stati distanziati di 16’’972. In quattro occasioni il ritardo è stato di un giro, in un paio di 2 giri, in altre 2 occasioni di tre giri e nel 2020 di ben cinque giri. 


Nelle ultime 10 edizioni della 24 Ore Daytona nemmeno una volta i secondi classificati sono arrivati con uno o più giri di ritardo dai vincitori. Il massimo distacco è di 1’10’’544 nel 2018 ma otto volte è stato inferiore al mezzo minuto di cui cinque​​​ sotto i 5 secondi. Nel 2017 appena 671 millesimi hanno separato le prime due Cadillac entrambe con freni Brembo.


 

6) Partenti 


Fino ad un massimo di 62 auto inclusa la “Garage 56”, una vettura particolarmente innovativa invitata dagli organizzatori e che gareggia fuori classifica, possono partecipare alla 24 Ore Le Mans. All’edizione 2021 hanno preso il via 61 auto così come nel 2019. Sono state invece 60 nel 2018 e 2017 e 59 nel 2020. ​


 

61 auto hanno preso il via della 24 Ore Daytona 2022, un incremento notevole rispetto all’ultimo biennio: nel 2021 erano state 49 e nel 2020 addirittura 38. Due anni fa, proprio a cusa del numero così basso, le iscrizioni furono al minimo storico. Nel 2019 i partenti furono 47, nel 2018 50 e nel 2017 ben 55. 


 

7) Avvicendamenti 


Nell’ultima edizione della 24 Ore Le Mans (così come nel 2019) ci sono stati 11 cambi di posizione in testa alla gara, per lo più ad opera delle due Toyota con l’eccezione della Alpine A480-Gibson al comando per un giro. Nella LMP2 i cambi in testa sono stati 28, in LMGTE Pro 18 e in LMGTE Am ben 29. 


Decisamente più combattuta la 24 Ore Daytona con addirittura 76 scambi di leadership tra le Acura e le Cadillac , tutte con freni Brembo nell’edizione 2021: l’intervallo più lungo senza cambi in testa è stato dal 119° al 195° giro. Ben 73 i cambi in testa in LMP2 anche se hanno tutti coinvolto le Oreca 07. 30 in LMP3, 71 in GTDPRO e 58 in GTD. 


 



 

8) Pit stop 


La Toyota GR010 Hybrid vincitrice della 24 Ore Le Mans 2021 ha effettuato 33 pit stop, restando ferma ai box per 44 minuti e 18 secondi. Ben 37 invece i pit stop della vettura gemella per 48 minuti e 6 secondi mentre l’Alpine A480 che ha concluso terza si è fermata soltanto 31 volte, perdendo per le soste 44 minuti e 10 secondi. 


L’Acura che ha conquistato la 24 Ore Daytona 2022 si è fermata ai box 42 volte per un totale di 39 minuti e 7 secondi. Trentanove invece i pit stop dell’auto gemella seconda classificata che ha perso 39 minuti e 14 secondi, ovvero 7 in più poi risultati decisivi. Quaranta i pit stop della prima Cadillac, terza vettura con freni Brembo al traguardo per 37 secondi e 52 secondi. ​


 

​9) Cambi 


Alla 24 Ore Le Mans ciascun equipaggio è composto da un massimo di tre piloti. L’ultima edizione vinta da un’auto in cui si sono alternati al volante solo due piloti è stata quella del 1982 con Derek Bell e Jacky Ickx con la Porsche 956. Invece il primo successo di un terzetto risale al 1977 con Ickx, Jurgen Barth e Hurley Haywood.


 

Alla 24 Ore Daytona buona parte dei team preferiscono alternare quattro piloti: delle prime 15 auto al traguardo dell’edizione del 2022 solo l’equipaggio quarto classificato era composto da tre piloti. Nelle ultime 15 edizioni solo nel 2014 e 2018 ha vinto un terzetto. Addirittura sette i piloti alternatisi nel 1997 sull’auto vincitrice.


 

10) Bandiere 


Alla 24 Ore Le Mans 2021 ci sono stati quattro ingressi della safety car che è rimasta in pista complessivamente un’ora 33 minuti e 10 secondi. A ciò si aggiungono altri quattro momenti con full course yellow (bandiere gialle su tutto il tracciato) per 8 minuti e 15 secondi. La gara si è svolta invece regolarmente per 22 ore 19 minuti e 24 secondi. 


Alla 24 Ore Daytona 2022 le neutralizzazioni sono state complessivamente 17 per un totale di gara con le bandiere di 6 ore 1 minuto e 5 secondi. La più lunga è stata dopo meno di tre ore di gara ed è durata 31 minuti e 55 secondi. Invece la mattina del secondo giorno non ci sono stati problemi per 4 ore e 53 minuti di fila.


 


Bonus) I freni 


Dopo tutte queste differenze ci preme sottolineare un elemento di continuità che contraddistingue le auto, pur molto differenti, che trionfano sia a Le Mans che a Daytona, cioè l’impianto frenante, quasi sempre Brembo. 


Le innovazioni introdotte da Brembo nell’endurance hanno riguardato anche i dischi in carbonio. Già nel 2001 Brembo ha consentito all’Audi R8 del Team Joest guidata da Frank Biela, Emanuele Pirro e Tom Kristensen di concludere la gara in prima posizione senza sostituire dischi e pastiglie nemmeno una volta. 


Un’altra novità "Made in Brembo" è il fissaggio tra campana e fascia frenante, con la sostituzione del trascinamento a bussoline rimpiazzato dal 2008 dal trascinamento spline. Inoltre Brembo è riuscita ad ottimizzare le misure di dischi e pastiglie, consentendo riduzioni di peso decisive ai fini della riduzione dei tempi sul giro. ​

 

 
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