La MotoGP saluta l’Europa per disputare 4 round tra Asia e Australia, prima di tornarvi per gli ultimi 2 GP della stagione, in programma nella penisola iberica. 

Prima fermata al Mobility Resort Motegi che ospiterà il suo 25° GP: 20 le edizioni del GP Giappone andate in scena su questa pista, più 4 GP Pacifico. 

Dal 2000 al 2003, infatti, il Giappone fu teatro di due GP stagionali, uno a Motegi e l’altro a Suzuka, pista che ospitò il primo GP Giappone del Mondiale nel lontano 1963.

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I dati del GP

Secondo i tecnici Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della MotoGP, il Mobility Resort Motegi da 4,801 km di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni. 

In una scala da 1 a 6 presenta un indice di difficoltà di 6, il massimo, in coabitazione dei GP Thailandia e GP Austria. Decisive sono le 8 frenate al giro di cui 5 della categoria Hard e 2 Medium. In un giro i piloti della MotoGP usano i freni per 31 secondi e mezzo, affrontando 6 decelerazioni da almeno 1,3 g.

La curva più dura

La curva più dura del Mobility Resort Motegi per l’impianto frenante è la 11: le MotoGP passano da 310 km/h a 85 km/h in 4,9 secondi in cui percorrono 239 metri grazie al carico di 5,6 kg sulla leva del freno. 

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La decelerazione è di 1,5 g e la pressione del liquido freno Brembo tocca i 12 bar.

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Che caldo

La presenza di molte frenate dure e ravvicinate tra loro che contraddistinguono il Mobility Resort Motegi impedisce il salutare raffreddamento dei dischi in carbonio: dopo la curva 1 la temperatura dei dischi Brembo supera i 550°C, per poi sfiorare i 700 °C dopo la curva 3 e spingersi ben oltre dopo la curva 4. 

Ridiscende nella seconda parte della pista, per poi risalire dalla curva 10 dove ritorna ai valori della prima curva fino a superare i 650 °C alla curva 11. 

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Dischi obbligatori

Per affrontare al meglio queste temperature e le sollecitazioni che comportano per l’intero impianto frenante, da alcuni anni Brembo ha introdotto i dischi ventilati in carbonio da 355 mm di diametro, peraltro dotati di alette per agevolare la superficie di scambio, in affiancamento agli esemplari da 340 mm. 

Nei GP Giappone, GP Austria e GP Thailandia se la gara è dichiarata asciutta dal direttore di gara, i piloti non possono utilizzare i dischi da 320 mm perché considerati inadeguati agli sforzi a cui sono chiamati ma devono scegliere tra quelli da 340 mm e 355 mm. All’aumentare del diametro del disco migliora infatti la dispersione termica in senso radiale. 

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Il filotto Ducati

La Ducati è reduce da 82 GP consecutivi in MotoGP conclusi con almeno un podio. L’ultima volta che l’ha mancato è stato in occasione del GP Gran Bretagna 2021: quel giorno vinse Fabio Quartararo con la Yamaha, con Alex Rinx 2° con la Suzuki e Aleix Espargaró 3° con l’Aprilia. 

Conquistando almeno un podio domenica al Mobility Resort Motegi la Ducati eguaglierebbe il record della Honda, autrice di 83 podi di fila dal GP FIM 1993 al GP Imola 1999. L’unico aspetto in comune fra le due serie sono i freni Brembo che hanno equipaggiato almeno una delle moto sul podio in tutti i GP di entrambi i filotti.

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