Nel 1986 la pompa freno radiale fece la sua prima apparizione nella classe 500cc, rivelandosi subito un elemento decisivo per la vittoria del campionato del mondo. Tuttavia, ci vollero 14 anni prima che questa soluzione venisse adottata su una moto stradale.

La storia della pompa radiale ha inizio nel 1985, quando Brembo registrò il primo brevetto per un’idea destinata a rivoluzionare gli impianti frenanti.

Il concetto venne inizialmente adottato nel mondo delle corse, dove i problemi di spazio limitato sulle moto da competizione imponevano una continua ricerca di soluzioni più compatte. Questa nuova configurazione non solo ridusse gli ingombri, ma migliorò anche l’ergonomia per il pilota, rendendo la pressione esercitata sulla leva molto più efficace.

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Uno dei numerosi vantaggi offerti da questa configurazione costruttiva consisteva nella possibilità di progettare la pompa freno con l’obiettivo di ottimizzare i rapporti idraulici e meccanici, incrementando così le prestazioni del componente.

 

La pompa radiale era già in pista nel 1986, montata sulla Yamaha YZR OW 81 del pilota statunitense Eddie Lawson, che proprio quell’anno conquistò il titolo mondiale nella classe 500cc. L’americano apprezzò fin da subito la risposta estremamente lineare del comando, e ciò convinse Brembo a sviluppare ulteriormente il concetto, introducendo nuove guarnizioni e studiando un sistema per la regolazione della distanza leva-manubrio.

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Due ulteriori evoluzioni del concetto originale furono brevettate nel 1988, rendendo la pompa radiale per moto molto simile a quella che conosciamo oggi. Dopo di ciò, passarono ben 14 anni prima che, nel 2002, la pompa radiale venisse installata su una moto di serie: l’Aprilia RSV 1000, in una versione specifica con corpo pompa leggermente inclinato per ridurre ulteriormente l’ingombro.

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Una caratteristica peculiare del design della pompa radiale risiede nella simmetria tra il corpo destro (freno) e quello sinistro (frizione), il che consente di limitare gli investimenti e utilizzare un unico set di attrezzature per la fusione e la lavorazione meccanica. 

Questa peculiarità, già presente nel progetto iniziale del 1985, è tuttora applicata sui più recenti modelli stradali.

Per la sua eccezionale praticità ed efficacia, la pompa radiale è oggi un vero must per le moto supersportive e naked.

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A partire dal 2002, con il debutto sull’Aprilia RSV 1000, la pompa radiale ha conosciuto un’evoluzione continua sia dal punto di vista tecnico sia nella sua diffusione. 

 

Nel 2005 Brembo ha introdotto la prima versione della RCS (Ratio Click System), una pompa freno regolabile che consente al pilota di modificare il feeling di frenata grazie alla possibilità di selezionare tra due diverse configurazioni di interasse, adattando la risposta del freno alle preferenze di guida. 

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L'evoluzione è continuta negli anni successivi con il lancio di RCS Corsa Corta, una delle soluzioni più avanzate di Brembo nel campo delle pompe radiali.

 

Oltre alla selezione dell'interasse è possibile regolare anche il punto di attacco frenata, ovvero il momento esatto in cui la frenata inizia. Tramite una ghiera di selezione, è possibile scegliere tra tre modalità: Normal (N), con risposta progressiva e bilanciata per l’uso stradale; Sport (S), più pronta e reattiva per una guida dinamica; e Race (R), con attacco immediato pensato per la pista. 

Derivata dalla MotoGP, questa tecnologia offre un controllo senza precedenti sulla frenata, diventando un punto di riferimento per chi cerca prestazioni e precisione.

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Oggi la pompa radiale Brembo è diventata un elemento praticamente irrinunciabile: è difficile immaginare una supersportiva moderna che ne sia priva. La sua presenza è ormai la norma su tutte le moto stradali di fascia alta, dalle carenate da pista alle naked più prestazionali, a conferma di come una tecnologia nata per le corse sia diventata lo standard assoluto per chi cerca prestazioni, controllo e sicurezza ai massimi livelli.