La gara che vale una stagione, forse anche di più: è la 24 Ore Le Mans, la cui 93ᵃ edizione è in programma dall’11 al 15 giugno. Ad organizzarla, fin dalla edizione inaugurale, nel 1923, è l’Automobile Club de l’Ouest (ACO), club che raccoglie oltre 38 mila iscritti, accumunati dalla passione per le competizioni motoristiche.
In realtà l’evento è iniziato il 6 giugno con le verifiche in Place de la République, nel centro di Le Mans, cittadina francese sita nel dipartimento della Sarthe, nella regione dei Paesi della Loira.
I dati della 24 ore Le Mans
Secondo i tecnici del gruppo Brembo che lavorano a stretto contatto con 19 delle Hypercar iscritte, tutte le 16 LMP2 e 20 delle 24 LMPGT3 impegnate alla 24 Ore Le Mans, il Circuit de la Sarthe da 13,626 km di lunghezza richiede l’uso dei freni in 11 delle 21 curve.
In media i piloti della classe Hypercar utilizzano i freni per 43 secondi e mezzo al giro, pari al 20 per cento dell’intera gara. La decelerazione massima che devono affrontare è di 3 g mentre ogni giro, sommando le 11 staccate, il carico complessivo sul pedale del freno è di 757 kg.
La curva più dura
La curva più dura del Circuit de la Sarthe per l’impianto frenante delle Hypercar è la 7 (Chicane Daytona) in cui le auto passano da 331 km/h a 114 km/h in 5 secondi durante i quali percorrono 301 metri.
I piloti sono sottoposti a 3 g di decelerazione massima ed esercitano un carico di 79 kg sul pedale del freno. L’impianto frenante raggiunge una pressione di 66 bar mentre la potenza frenante è di 4.200 kW.
Le altre curve impegnative
Per ciascun giro 5 volte i piloti utilizzano i freni per almeno 5 secondi. In termini di carico sul pedale, pressione dell’impianto e potenza frenante, la più tosta è la frenata alla curva 8 con rispettivamente 91 kg, 76 bar e 6.900 kW.
La frenata alla curva 9 (Virage Mulsanne) è invece seconda per decelerazione (2,6 g), carico sul pedale (90 kg) e potenza frenante (6.800 kW). Notevoli anche i dati di frenata alla curva 14 (Virage Porsche), nonostante si perdano solo 77 km/h perché sono necessari 222 metri e 3 secondi.
La prima di una lunga serie
In oltre cent’anni di vita i freni delle auto in gara alla 24 Ore Le Mans hanno subito innumerevoli evoluzioni. Brembo ha debuttato a Le Mans negli anni Ottanta, fornendo alcuni team privati.
La storia cambiò nel 1989 quando i dischi autoventilati da 14 pollici e le pinze Brembo equipaggiarono le Sauber-Mercedes C9 che conquistarono la vittoria e il 2° posto. Quell’auto toccava i 400 km/h, troppo per la Fia, che l’anno dopo fece introdurre due chicane sul rettilineo di Mulsanne, nonostante l’efficacia dei freni Brembo.
Se vincere un’edizione della 24 Ore di Le Mans è il risultato di una prestazione di grande spessore, ripetersi non è mai facile. Per queste ragioni aggiudicarsi una trentina delle ultime 35 edizioni, come ha fatto Brembo, è indice di una superiorità tecnologica schiacciante. Ancora di più se le vittorie alla 24 Ore di Le Mans sono arrivate equipaggiando auto di 8 Costruttori differenti.
Avete sentito bene, otto Costruttori a partire dalla prima vittoria nel 1989 con il team Sauber Mercedes che quell’anno conquistò anche il secondo posto. Da allora i freni Brembo sono riuscite ad imporsi con auto tedesche, giapponesi, francesi, italiane e britanniche.
L’impianto delle hypercar
Le auto dotate di freni Brembo si sono aggiudicate 31 edizioni della 24 Ore Le Mans, incluse le ultime due con la Ferrari, a cui si aggiungono innumerevoli vittorie di classe.
L’impianto frenante Brembo per le Hypercar attuali è composto da pinze in alluminio-litio, dischi in carbonio da 380 mm di diametro e 38 mm di spessore con 432 fori di ventilazione e Brake-by-wire, a conferma del ruolo chiave di Brembo anche nel campo della meccatronica.
In laboratorio i dischi Brembo hanno superato i 6.000 km, ben oltre i 5.411 del record di distanza percorsa da un vincitore della 24 Ore Le Mans.
L’impianto delle LMP2
Oltre ai prototipi della classe Hypercar, alla 24 Ore Le Mans gareggiano pure quelli della categoria LMP2, schierati dai team indipendenti.
Queste auto usano pinze in alluminio Brembo con pistoni a sezione circolare, dischi in carbonio da 34 mm di spessore e 380 mm di diametro. I fori di ventilazione dei dischi Brembo sono appena 48, cioè un nono di quelli delle Hypercar perché le prestazioni sono inferiori.
L’impianto delle LMPGT3
Le LMPGT3 si servono invece di dischi in ghisa perché il carbonio è vietato dal regolamento: lo spessore di ciascun disco è di 35 mm e il diametro di 390 mm mentre il fissaggio della fascia frenante avviene con denti multipli.
Essendo più lente delle vetture delle altre due classi, anche la distanza che percorrono in gara è notevolmente più contenuta. Di conseguenza i dischi sono stati progettati per resistere fino a poco più di 4000 km. Su di essi agiscono le pinze monoblocco Brembo con pastiglie in materiale sinterizzato.