Dopo il duplice appuntamento in America, la MotoGP si sposta in Qatar per il 4° round della stagione.
Il GP Qatar si è disputato 21 volte, a cui va aggiunta una edizione del GP Doha, nel 2021, anche se nel 2020 la MotoGP non gareggiò per la pandemia. La prima andò in scena nel 2004, quando fu la quart’ultima gara in calendario. Dal 2007 al 2022 e persino l’anno passato il GP Qatar è invece stata la prova inaugurale del Mondiale.
I dati del GP
Secondo i tecnici Brembo che lavorano a stretto contatto con tutti i piloti della MotoGP, il Lusail International Circuit da 5,38 km di lunghezza rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 6 si è meritato un indice di difficoltà di 3 pur avendo 5 frenate della categoria High che però sono intervallate da almeno 3 curve che permettono all’impianto frenante di raffreddarsi. Ogni giro i piloti utilizzano i freni per 33 secondi, pari al 30 per cento della durata della gara.
La curva più dura
La curva più dura del Lusail International Circuit per l’impianto frenante è prima, per effetto del rettilineo di 1,068 km che lo precede: le MotoGP scendono da 340 km/h a 92 km/h grazie ad una staccata di 5,1 secondi durante i quali le moto percorrono 277 metri. Per effettuarla i piloti esercitano un carico di 5,7 kg sulla leva del freno Brembo, subendo una decelerazione di 1,5 g mentre la pressione dell’impianto frenante raggiunge i 12,2 bar.
Di notte
Il GP Qatar 2008 fu il primo nella storia del Mondiale con le luci artificiali: per gareggiare senza problemi di visibilità per i piloti fu realizzato un impianto con 3.600 lampade alimentate da 44 generatori. La prima fila fu monopolizzata dalle Yamaha con Jorge Lorenzo in pole affiancato da James Toseland e Colin Edwards. In gara però Dani Pedrosa prese subito la testa e tentò la fuga. Al 5° giro fu scavalcato da Valentino Rossi che a sua volta, 3 tornate dopo, fu superato da Casey Stoner che riuscì a vincere con la Ducati con 5,3 secondi su Lorenzo.
I dischi rossi
La gara in notturna permette di ammirare l’incandescenza dei dischi in carbonio nelle frenate più violente, un fenomeno solitamente mascherato dalla luce del sole nelle gare pomeridiane, anche nei circuiti più impegnativi per i freni. Invece nel GP Qatar, essendo disputato dopo il tramonto è visibile lo stress termico a cui sono sottoposti i dischi in carbonio. Per vedere i dischi roventi con la luce solare questi dovrebbero aumentare la loro temperatura di oltre 120 °C.
L’evoluzione del carbonio
I dischi in carbonio utilizzati nel 2008 dalla Desmosedici di Stoner sono molto diversi dagli attuali perché nel 2021 Brembo ha introdotto i dischi ventilati, inizialmente da 320 mm e 340 mm di diametro e a partire dall’anno seguente anche da 355 mm. I canali di ventilazione permettono di aumentare lo scambio termico, riducendo di conseguenza la temperatura, tramite una maggiore circolazione dell’aria rispetto ai dischi pieni. Ciò garantisce il perfetto funzionamento dell’impianto frenante in ogni fase di gara, incluse le battute finali.