Ventesimo appuntamento stagionale per la Formula 1 con il GP di Città del Messico, presso il quale la passata stagione hanno assistito complessivamente 400.639 persone, di cui 152.668 nella sola giornata di domenica. 

Per offrire un servizio migliore al pubblico, la tribuna chiamata “Estadio GNP”, è stata sottoposta ad una ristrutturazione completa. Non è invece cambiato il layout della pista rimasto tale dal ritorno del circuito in calendario.

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I dati del GP

Secondo i tecnici Brembo, l’Autódromo Hermanos Rodríguez, lungo 4.304 metri, rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per l’impianto frenante. 

Su una scala da 1 a 5, il tracciato ha ottenuto un indice di difficoltà pari a 4, poiché la scarsa densità dell’aria, dovuta all’altitudine record del circuito, riduce l’efficienza del raffreddamento di dischi, pastiglie e pinze. 

I piloti utilizzano i freni in 9 delle 17 curve,  facendo ricorso all’impianto in tutte le curve dalla 4 alla 7.  

Tra queste, tre frenate rientrano nella categoria Hard e due nella categoria Medium.

La curva più dura

La curva più severa per l’impianto frenante dell’Autódromo Hermanos Rodríguez è la Curva 1: le monoposto vi arrivano a 342 km/h e rallentano fino a 112 km/h in 2,68 secondi, durante i quali percorrono 141 metri i piloti sono sottoposti a una decelerazione di 4,1 g e devono esercitare una pressione di 126kg sul pedale del freno. 

La potenza frenante è invece di 2.209 kW.

Il sistema “antidrag”

Nelle monoposto di Formula 1 ogni componente deve essere ottimizzato, evitando il verificarsi di comportamenti che riducono la performance complessiva. 

L’attenzione è solitamente concentrata sulle appendici alari e sulla scocca delle vetture, ma anche altre componenti possono influire negativamente sulle prestazioni. 

Un esempio significativo riguarda le pinze freno tradizionali, che possono comportare un rallentamento anche nelle fasi di non frenata.

Questa anomalia è stata risolta da Brembo attraverso lo sviluppo del sistema “antidrag”: si tratta di un meccanismo costituito da un un perno azionato da una molla torsionale che riduce la coppia residua, ossia lo strisciamento indesiderato tra disco e pastiglia quando il freno non è in uso. 

Nel momento in cui il pilota rilascia il pedale, azzerando la pressione dell’impianto, la molla riporta immediatamente le pastiglie nella posizione di non contatto, garantendo così la massima efficienza in ogni condizione.

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La doppia “prima”

Nel 1986 la Formula 1 tornò in Messico, dopo sedici anni di assenza: Nigel Mansell guidava la classifica con 10 punti di vantaggio su Nelson Piquet e 11 su Alain Prost, mentre la Williams si era già assicurata il titolo Costruttori. 

La Benetton, invece, occupava la sesta posizione con soli 10 punti. Eppure, a vincere il GP del Messico, fu proprio la Benetton grazie a Gerhard Berger, che ottenne la vittoria senza effettuare pit stop.  Fu una doppia prima volta: sia per il team che per il pilota. 

Quello di Città del Messico rappresentò un momento iconico, un grande successo reso possibile anche grazie all’affidabilità dei freni Brembo.

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L’ottavo messicano

Al 1° turno di Libere del GP della Città del Messico, prenderà parte anche Pato O’Ward, al volante di una McLaren. Il pilota di casa gareggia in IndyCar, campionato in cui vanta 7 successi e svariati piazzamenti di tutto rispetto: nel 2021 chiuse la stagione al 3° posto, nelle stagioni 2020 e 2023 al 4°, quest’anno al 5° e nel 2022 al 7°. 

Pato è l’8° messicano a guidare una Formula1, anche se non tutti hanno partecipato ufficialmente ad almeno un GP, dal momento che Alfonso Celis non è andato oltre le Libere e i Test con la Force India.